Una stangata destinata a pesare su famiglie e imprese. Torna all’esame del Comitato esecutivo dell’Ente idrico campano lo schema regolatorio 2024-2029 che prevede un aumento complessivo delle tariffe idriche dell’Alto Calore pari al 56,34%. La riunione decisiva è convocata per il prossimo 19 dicembre alle ore 13.30 nella sede di via De Gasperi.
Il piano, già approvato dal Consiglio di distretto lo scorso 7 agosto, era stato congelato dopo le proteste di sindaci e comitati cittadini, esplose durante l’emergenza idrica estiva. Ora però torna sul tavolo con forza, accompagnato da un documento firmato dall’amministratore unico Alfonsina De Felice e dal direttore generale Andrea Palomba, che lancia un allarme chiaro: senza l’adeguamento tariffario, la gestione dell’azienda non sarebbe più sostenibile e il rischio fallimento diventerebbe concreto.
L’aumento è articolato in sei aliquote annuali che, applicate progressivamente, potrebbero portare il rincaro reale oltre il 60%. Secondo i vertici aziendali, il rialzo è indispensabile per rispettare le condizioni del piano concordatario e far fronte a un debito complessivo che supera i 200 milioni di euro, aggravato da circa 45 milioni di debiti prededucibili maturati tra il 2022 e il 2024.
Le nuove tariffe rappresenterebbero inoltre un requisito fondamentale per consentire all’Alto Calore di candidare tre grandi progetti infrastrutturali, per oltre 130 milioni di euro, destinati a risolvere in modo strutturale l’emergenza idrica in Irpinia e nel Sannio.
Resta però forte il dissenso di molti Comuni soci, che a settembre avevano indicato come linea politica il blocco degli aumenti, limitandoli al 12% previsto dal piano concordatario. Il Comitato esecutivo è ora chiamato a una scelta cruciale: tutelare le comunità locali o garantire la sopravvivenza finanziaria dell’azienda. Una decisione che promette di riaccendere il confronto politico nei prossimi giorni.


