Da alcune settimane la Torre dell’Orologio di Avellino, uno dei simboli più rappresentativi del capoluogo irpino, ha smesso di far sentire la sua voce. I suoi rintocchi, che da generazioni scandiscono il tempo e accompagnano la vita quotidiana del centro storico, non risuonano più nell’aria. Una mancanza che molti residenti hanno notato e che desta non poca preoccupazione.
Gli abitanti della zona, specialmente quelli che vivono nei pressi del Duomo, raccontano di aver percepito subito questo insolito silenzio. «I rintocchi ci tengono compagnia e ci fanno capire come sta andando la giornata», spiega una signora del quartiere. Per molti avellinesi, infatti, quel suono non è soltanto un’indicazione dell’ora, ma un vero e proprio punto di riferimento emotivo e identitario.
La Torre dell’Orologio non è una struttura qualunque: sopravvissuta alla devastazione del terremoto del 1980, rappresenta un simbolo della rinascita della città. La sua campana, tornata a suonare dopo la ricostruzione, è diventata negli anni un eco di speranza e appartenenza. Emblematico fu il richiamo che i tifosi dell’Avellino le dedicarono con una coreografia memorabile in Curva Sud, durante la storica sfida promozione contro la Reggina, quando i rintocchi furono celebrati come parte della storia e dell’anima cittadina.
Adesso, però, qualcosa non va. Che si tratti di un guasto tecnico, della necessità di una manutenzione o di un intervento più complesso non è ancora chiaro. Quel che è certo è che la comunità spera in una rapida verifica da parte delle istituzioni. La commissaria prefettizia Giuliana Perrotta, alla guida del Comune, sarà chiamata a fare luce sulla situazione e a comprendere perché la Torre dell’Orologio, da qualche tempo, abbia perso la sua voce.
Nel frattempo, Avellino aspetta. E il silenzio della Torre, più assordante di qualsiasi rintocco, ricorda a tutti quanto profondamente radicati siano i simboli nella memoria e nel cuore di una città.