Benevento, donne terrorizzate e derubate: in manette un 19enne

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Secondo gli investigatori avrebbe avuto un ruolo centrale nella vicenda, motivo per cui è stato posto agli arresti domiciliari, a differenza degli altri due indagati. Si tratta di P.R., 19 anni, originario di Benevento, raggiunto da un’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Vallo della Lucania. Per gli altri due, B.C., 30 anni, di Cicciano, e A.C., 26 anni, di Nola, il giudice ha invece disposto l’obbligo di dimora.

I tre sono stati individuati nell’ambito di un’indagine dei carabinieri relativa a due raggiri messi a segno il 6 e il 13 marzo a Camerota, in provincia di Salerno. La prima truffa avrebbe colpito un’anziana di 89 anni che si trovava da sola in casa. La donna avrebbe ricevuto una telefonata da un uomo che si sarebbe spacciato per suo nipote, convincendola che fosse necessario aiutarlo a risolvere una situazione urgente. Il presunto “nipote” le avrebbe chiesto di consegnare denaro e gioielli a un falso dipendente delle Poste, individuato dagli inquirenti in P.R. La vittima avrebbe quindi consegnato 11mila euro in contanti e alcuni monili d’oro.

Una settimana dopo, con la stessa tecnica, sarebbe stata presa di mira un’altra ultrasettantenne, questa volta di 81 anni. Anche lei sarebbe stata indotta a credere di parlare con un familiare e a consegnare 4mila euro a un finto impiegato delle Poste che l’aspettava fuori dalla sua abitazione — sempre secondo la ricostruzione degli investigatori, il 19enne beneventano. Una seconda richiesta, relativa alla consegna dell’oro, avrebbe però insospettito la donna, che ha chiamato aiuto evitando ulteriori perdite.

Grazie all’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza e alle altre attività investigative, i carabinieri sarebbero riusciti a identificare i tre presunti responsabili. Sulla base degli elementi raccolti, la Procura ha richiesto e ottenuto le misure cautelari ora in vigore.

Il giovane di Benevento è assistito dall’avvocato Gerardo Giorgione, mentre gli altri due indagati sono difesi dagli avvocati Vincenzo Laudanno e Nunzio Molè.

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