Avellino, concorso al Moscati: candidato assolto in Appello, confermata la condanna per il commissario

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Arriva una svolta nel procedimento giudiziario sul concorso per il ruolo di primario al Moscati di Avellino. La Corte d’Appello di Napoli, IV Sezione Penale, ha ribaltato la sentenza di primo grado per uno dei due imputati, mentre ha confermato la condanna per l’altro, ritenuto responsabile di irregolarità nella composizione della commissione esaminatrice.

Il caso nasce dalla partecipazione al concorso del dottor Brenno Fiorani, candidato — poi risultato vincitore — e testimone di nozze del commissario d’esame Giampaolo Luzi, primario di Cardiochirurgia dell’ospedale di Potenza. Proprio questa relazione avrebbe dovuto costituire motivo di incompatibilità per Luzi, che, secondo l’accusa, avrebbe omesso di dichiararla nella documentazione necessaria alla formazione della commissione.

In primo grado entrambi i medici erano stati condannati a tre mesi, pena sospesa e non menzione nel casellario, per falso in atto pubblico commesso da privato. Ma i giudici d’Appello hanno ora assolto Fiorani “per non aver commesso il fatto”, accogliendo le argomentazioni del suo difensore, l’avvocato Benedetto Vittorio De Maio. Rimane invece confermata la responsabilità di Luzi, difeso dagli avvocati Ugo Nicotera e Fernando Taccone, per il quale la condanna diventa definitiva salvo eventuale ricorso in Cassazione. Le motivazioni saranno depositate entro novanta giorni.

La vicenda giudiziaria ha avuto origine dalla denuncia di un altro candidato al concorso, all’epoca responsabile del reparto di Cardiochirurgia del Moscati, rappresentato in giudizio dall’avvocato Aniello Quatrano. Nell’agosto 2019 l’uomo aveva ricevuto anonimamente un plico contenente il certificato di matrimonio di Luzi, dove compariva proprio Fiorani tra i testimoni di nozze. Un elemento che aveva fatto scattare gli accertamenti della Procura di Avellino, con il supporto dei Carabinieri del Comando Provinciale e della Guardia di Finanza della sezione di polizia giudiziaria.

Il caso riporta l’attenzione su trasparenza e imparzialità nei concorsi sanitari, tema sempre più centrale nel dibattito pubblico.

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