È stata ridotta a cinque mesi di reclusione la pena inflitta a Kevin De Vito, accusato di aver rivolto minacce gravi al giudice Paolo Cassano, pronunciando l’espressione “lo sparo in testa” durante la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare. A decidere per la riduzione della condanna sono stati i giudici della Terza Sezione Penale della Corte di Appello di Roma, che hanno accolto in larga parte le richieste avanzate dal difensore dell’imputato, l’avvocato Rolando Iorio.
In primo grado, De Vito era stato condannato a otto mesi di reclusione, pena già inferiore ai due anni richiesti dalla Procura capitolina. La nuova decisione dei giudici di secondo grado riforma ulteriormente la sentenza, riducendo la pena a cinque mesi, ritenendo in parte fondate le argomentazioni difensive circa l’impulsività del gesto e l’assenza di una reale volontà intimidatoria.
I fatti risalgono al gennaio del 2022, quando De Vito — già detenuto nel carcere di Bellizzi Irpino per i reati di tentata estorsione e sequestro di persona ai danni di una coppia di tossicodipendenti — ricevette una nuova ordinanza per detenzione di armi e falso. Alla presenza dei carabinieri di Avellino, il giovane avrebbe reagito in modo violento, pronunciando frasi minacciose contro il giudice Cassano, firmatario del provvedimento.
La vicenda ha suscitato attenzione anche per il clima di tensione che spesso accompagna le notifiche di nuovi provvedimenti restrittivi nei confronti di detenuti già sottoposti a misure cautelari. Con la decisione della Corte di Appello, il procedimento si avvia ora verso la conclusione, segnando un importante ridimensionamento della pena inflitta in primo grado.


