Campania, il florovivaismo esulta: stop al contributo Conai per i vasi

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Stop al contributo ambientale Conai (Cac) per i vasi da florovivaismo. La filiera produttiva della Campania accoglie con favore il risultato ottenuto grazie all’azione di Coldiretti e Filiera Italia che ha ottenuto che i vasi fossero considerati come elemento del ciclo produttivo e non come imballaggio.

Il risultato arriva grazie all’azione di Coldiretti e Filiera Italia: l’esenzione dal Contributo Ambientale Conai (Cac) riguarda tutti i vasi da florovivaismo, indipendentemente dal loro spessore.

Nel nuovo Regolamento UE 2025/40 sugli imballaggi era già stata recepita la proposta italiana che proponeva che tali vasi non fossero considerati imballaggi, bensì beni strumentali alla coltivazione, escludendoli cosi dal Cac.

A confermare l’esclusione è il presidente della Consulta Florovivaismo di Coldiretti della Campania Raffaele Mignano che commentando la lettera inviata da Conai a Coldiretti e Filiera Italia spiega: “Una vittoria per le imprese, che potranno continuare a investire in qualità, innovazione e sostenibilità, senza ulteriori oneri ingiustificati. Siamo stati al fianco della Coldiretti nell’opposizione all’applicazione del contributo sui vasi. Ritenendola una tassa avrebbe colpito ingiustamente agricoltori e florovivaisti, riducendo margini e competitività. La comunicazione del CONAI a Coldiretti mette la parola fine sulla possibilità che sui vasi utilizzati nel florovivaismo venga applicato il Contributo Ambientale”.

Il futuro appare più roseo: “La Campania è fra le prime regioni d’Italia in questa attività e una boccata d’ossigeno come questa aggiunge entusiasmo alla nostra attività quotidiana. Un risultato che diventa ancora più importante se si pensa che la Coldiretti ha dovuto lottare anche contro i grandi fornitori che erano contrari a questa soluzione”.

La Campania è parte integrante di un settore che raggiunge un traguardo storico: nel 2024 ha toccato il valore record di 3,3 miliardi di euro, trainato da un export in crescita (1,3 miliardi) e dal lavoro di oltre 19.000 imprese attive su 30.000 ettari. Tuttavia, dietro questi numeri si celano sfide rilevanti: dal caro energia e fertilizzanti (+83% e +45% rispetto al 2020) agli effetti sempre più gravi del cambiamento climatico, fino alla concorrenza globale meno vincolata dalle regole ambientali dell’UE.

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