Stato-mafia, governo si costituisce parte civile

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ROMA (Reuters)- Il governo si costituirà parte civile all’udienza preliminare davanti al tribunale di Palermo a carico di Leoluca Bagarella e degli altri 11 imputati, tra cui l’ex-ministro dell’Interno Nicola Mancino, per i capi di imputazione di interesse dello Stato. Lo ha deciso oggi il Consiglio dei ministri. Il processo fa seguito all’indagine per la presunta trattativa tra Stato e mafia agli inizi degli anni 90.

Oltre a Mancino – che ha detto che proverà la propria innocenza in tribunale – sono imputati i boss mafiosi Totò Riina, Giovanni Brusca, Nino Cinà, Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano. Poi, Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito; il generale dei carabinieri Mario Mori, l’ex capitano dell’Arma Giuseppe De Donno e l’ex capo del Ros, Antonio Subranni; il senatore Pdl Marcello Dell’Utri e l’ex ministro democristiano Calogero Mannino.

Tra i reati ipotizzati a vario titolo ci sono violenza o minaccia a corpo politico dello Stato e concorso in associazione mafiosa. L’inchiesta è stata curata dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Nino Di Matteo, Lia Sava e Francesco Del Bene. Su alcune intercettazioni raccolte dagli investigatori in questa inchiesta pende il giudizio della Corte costituzionale, dopo che il presidente della Repubblica ha sollevato un conflitto di attribuzione con la procura di Palermo. Il Quirinale contesta, perché lesiva dei suoi poteri, la decisione dei pm di acquisire nell’inchiesta le intercettazioni di telefonate tra Mancino e la presidenza della Repubblica su possibili interventi di quest’ultima presso il Csm circa l’operato della magistratura palermitana.

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